TENDINOPATIA ACHILLEA
Che cosa è
La tendinopatia Achillea è caratterizzata da una infiammazione e/o degenerazione del tendine. Tale patologia colpisce generalmente atleti che praticano discipline sportive in cui è presente la corsa, dove si effettuano numerosi balzi oppure rapidi cambi di direzione; tali movimenti possono causare microtraumi ripetuti. Tuttavia, la tendinopatia achillea può colpire soggetti di qualsiasi fascia d’età. L’infiammazione può riguardare il tendine oppure il peritenonio (tessuto di rivestimento che avvolge il tendine). Tra i fattori che possono favorire tale condizione vi sono l’overtraining, patologie metaboliche coesistenti quali diabete e ipercolesterolemia, un carico squilibrato sugli arti a causa di patologie muscoloscheletriche presenti, l’assunzione di particolari farmaci quali antibiotici Fluorochinolonici, l’utilizzo di calzature inadeguate e l’allenamento o la gara praticate su superfici sconnesse o terreni troppo duri.
Un processo infiammatorio cronico porta a degenerazione (tendinosi) con atrofia (e possibile formazione di calcificazioni nel contesto dello stesso). Un tendine degenerato può andare incontro a rottura che tuttavia è sempre possibile ab initio; la rottura può essere parziale o totale.
Come si manifesta
La tendinopatia Achillea può manifestarsi con dolore digitopressorio a livello del tallone, nonché gonfiore lungo il decorso del tendine e rigidità riflessa della caviglia; la stessa può sopraggiungere e riacerbarsi nel corso della deambulazione.
In caso di rottura i pazienti riferiscono una sensazione di aver ricevuto un “calcio” sul tendine o una “frustata”: il soggetto presenterà dolore, tumefazione prossimalmente al tallone, incapacità di plantarflettere il piede e incapacità di deambulare con lo stesso.
Quali esami sono utili
L’anamnesi e l’esame obiettivo con l’esecuzione del test di Thompson è dirimente per individuare una rottura del tendine. Esami strumentali che confermano la diagnosi e permettono di effettuare il planning operatorio sono l’ecografia e la RMN. Queste sono utili anche per valutare una eventuale infiammazione/degenerazione tendinea. La radiografia ci permette di valutare calcificazioni intratendinee o la disinserzione dello stesso dal calcagno.
(rx-calcificazione tendinea in pz con calcagno di Haglund)RMN- lesione tendinea
Come si cura
Ai fini del trattamento, della tendinopatia achillea (infiammazione/degenerazione), l’elemento più importante è sicuramente la tempestività: prima si agisce e più rapidi sono i tempi di guarigione. In acuto è importante intervenire con crioterapia, antinfiammatori e ovviamente un periodo di riposo di almeno 15 giorni, anche facendo uso di ausili quali rialzi plantari al tacco che durante il cammino riducono la tensione a cui è sottoposto il tendine. Esistono diverse modalità di trattamento delle tendinopatie nell’ambito della medicina fisica, e tra queste vengono più frequentemente utilizzate la ionoforesi, gli ultrasuoni, il laser e la crioterapia, senza dimenticare la prima scelta che è quella delle onde d’urto focali. Importante sarà anche evitare di perdere flessibilità dei tessuti e il ROM della caviglia con lo stretching. L’impiego della terapia con corticosteroidi-anestetici nell’infiammazione tendinea acuta e subacuta rimane controverso. Sebbene questi farmaci siano di grande aiuto nel ridurre drasticamente i fenomeni infiammatori locali, non sono da utilizzare a causa dei possibili effetti deleteri sulla struttura e sulla resistenza meccanica del tendine, se non in casi estremamente severi e non-responder. I pazienti con una tendinopatia subcronica o cronica, come la peri-tendinite, infiammazione inserzionale, tendinosi o la lacerazione minime, o una combinazione di questi, dovrebbero essere trattati per diversi mesi con una terapia riabilitativa contemporaneamente alla terapia infiltrativa peritendinea (cortisone) e alla terapia fisica eseguita con macchine stimolanti come le onde d’urto prima di considerare un intervento chirurgico. L’acido ialuronico e il PRP peritendineo stanno dando attualmente ottimi risultati.
L’intervento chirurgico consiste nella scarificazione del tendine e non sempre offre opportuni risultati.
In caso di rotture tendinee l’intervento chirurgico prevede la sutura dei capi “end to end” o l’inserimento con l’ausilio di ancorette in caso di avulsione tendinea.
(Onde d’urto focali)
(sutura lesione tendinea)
Dopo l’intervento
Dopo l’intervento chirurgico occorre immobilizzare la caviglia per circa 40-60 giorni a 90° con gessi o tutori, taluni autori sostengono di raggiungere gradualmente i 90 ° partendo da una posizione di equinismo e sostituire il gesso gradualmente. Il carico è concesso alla rimozione del tutore/gesso. A circa 2 mesi e mezzo dall’intervento il paziente riacquisterà la possibilità di svolgere le normali attività mentre il ritorno alle attività sportive avviene dopo i 7 mesi.
Complicanze
Le complicanze più frequenti sono rappresentate dalla rigidità residua della caviglia, dall’accorciamento del tendine con atteggiamento in equinismo del piede, dalla scarsa elasticità del tendine che può favorire la ri-rottura.