ARTROSI DI SPALLA – OMARTROSI
Che cosa è
La degenerazione della cartilagine articolare, che permette alle superfici articolari di scorrere tra di loro, può coinvolgere anche la spalla determinando il quadro clinico dell’omartrosi. Le superfici dell’omero e della glena vengono danneggiate nella loro struttura e comportando l’insorgenza di dolore, rigidità della spalla e limitazione dei movimenti.
Nei soggetti over 65 per esempio, la cartilagine può andare incontro ad usura in modo irreversibile, fino a quando le ossa arrivano a sfregarsi l’una contro l’altra.
I pazienti presentano una progressiva acutizzazione dei sintomi che portano alla perdita progressiva del movimento e della forza (si presentano anche blocchi articolari), il soggetto di solito risente di una riduzione sia della mobilità attiva che di quella passiva a cui può accompagnarsi talvolta un processo di deformazione dell’articolazione. Tale condizione patologica ha un decorso lungo nel tempo per questo, inizialmente, viene meglio sopportata dal paziente rispetto ad altre condizioni degenerative quali l’artrosi del ginocchio e quella dell’anca. La spalla rappresenta un’articolazione non sottoposta a carico e per questa ragione il suo esordio passa quasi inosservato.
Si tratta inizialmente di un dolore sordo che gradualmente si fa più acuto comparendo durante i movimenti; la perdita di movimento determina anche una sensazione di scrosci o blocchi articolari.
Al movimento della spalla partecipano 4 elementi ossei diversi:
- La Testa omerale.
- La Scapola.
- La Clavicola.
- Lo Sterno.
Questi quattro elementi ossei si articolano fra loro formando 5 articolazioni funzionali.
Queste articolazioni sono:
- gleno- omerale: tra la cavità glenoidea della scapola e la testa dell’omero;
- acromion- clavicolare: tra il processo acromiale della scapola e l’estremità laterale della clavicola;
- sterno clavicolare: tra sterno e margine mediale della clavicola;
- scapolo toracica: riguarda il piano di scivolamento della scapola sulla gabbia toracica;
- subdeltoidea: riguarda il piano di scorrimento del deltoide, sotto il quale si trova una borsa sierosa.
Di queste cinque articolazioni, le prime 3 che abbiamo elencato sono considerate “vere”, ossia con dei rapporti articolari tra due elementi ossei, mentre le ultime due sono dette “false” perché riguardano solo dei piani di scorrimento.
Chi ne è colpito
Solitamente i pazienti che presentano artrosi all’articolazione gleno-omerale sono più giovani e attivi dei pazienti che presentano artrosi alle articolazioni degli arti inferiori. Nelle forme secondarie, l’omartrosi può comparire nel contesto di patologie che coinvolgono più articolazioni sinoviali, come l’artrite reumatoide.
Come si manifesta
La spalla artrosica si presenta generalmente con dolore, riduzione della mobilità articolare, la scarsa funzionalità e una riduzione della qualità della vita. Quando si esamina un paziente con dolore alla spalla, bisogna tener conto di una vasta gamma di diagnosi differenziali: oltre le patologie infiammatorie articolari che si presentano con un quadro di spalla dolorante, altre cause che possono provocare dolore all’arto superiore possono essere patologie della colonna cervicale e del collo, di origine cardiaca, polmonare, addominale, neoplasie o di origine traumatica. L’omartrosi nelle fasi iniziali può risultare asintomatica; quando si manifestano i segni ed i sintomi generalmente risultano localizzati. Frequentemente il primo sintomo è rappresentato dal dolore che si accentua con il movimento e migliora con il riposo.
Quali esami sono utili
Di importante aiuto nella diagnosi di omartrosi sono le indagini radiografiche. I segni da ricercare in una radiografia della spalla affetta da omartrosi sono il restringimento asimmetrico della rima articolare, una maggiore densità ossea al di sotto dello strato cartilagineo associato alla presenza di cisti ossee, la presenza di protrusioni ossee reattive note come osteofiti (fig A-B). In una radiografia in proiezioni particolari si osserva un appiattimento della testa omerale e il grado di erosione della superficie glenoidea. In caso di lesione della cuffia dei rotatori, i segni radiografici caratteristici sono rappresentati da una migrazione verso l’alto della testa omerale con associato collasso del versante superiore e una erosione del versante inferiore dell’acromion (fig. C). La tomografia computerizzata (TC) fornisce maggiori informazioni sul grado di erosione delle superfici articolari, qualora siano poco apprezzabili alle radiografie standard e l’eventuale presenza di lesioni cistiche della testa dell’omero (fig. D). La risonanza magnetica (RMN) è utile nello studio dei muscoli e dei tendini, in particolare nella valutazione della cuffia dei rotatori.
Come si cura
L’artrosi di spalla è una malattia degenerativa irreversibile. Ciò significa che si può tentare di controllarla o di rallentare la sua evoluzione ma, ancora oggi, non è possibile il recupero di una articolazione danneggiata. Le terapie farmacologiche antinfiammatorie o antidolorifiche con FANS e cortisonici, possono dare una qualità di vita migliore al paziente; tale beneficio è generalmente temporaneo a causa della tendenza evolutiva della patologia. Gli oppiacei, come la morfina, sono molto efficaci contro il dolore ma possono portare ad assuefazione. Esistono anche integratori alimentari come glucosamina e condroitin-solfato che possono aiutare ad alleviare il dolore dell’artrosi, tuttavia la loro efficacia non è ancora dimostrata scientificamente. Il trattamento riabilitativo è basato sul recupero dell’articolarità e del riequilibrio muscolare: tra i trattamenti conservativi palliativi si possono includere le terapie fisiche come Tens e Tecar, che possono dare in alcuni pazienti beneficio sulla sintomatologia dolorosa. La fisioterapia ed un programma di fitness equilibrato possono migliorare la flessibilità della spalla, aumentarne l’ampiezza del movimento, ridurre il dolore e potenziare i muscoli, andando a compensare almeno in parte i danni articolari causati dalla malattia. Sono anche disponibili terapie infiltrative sia a base di cortisone, sia a base di acido ialuronico. Il primo è un efficace antinfiammatorio, mentre il secondo è uno dei componenti del tessuto connettivo e ha lo scopo di lubrificare l’articolazione, attutire gli stress meccanici e preservare la cartilagine e migliorare quindi la funzionalità della spalla attutendone il dolore.
LA PROTESI
La terapia chirurgica dell’omartrosi è indicata quando le strategie conservative sono risultate inefficaci e la sintomatologia è di gravità sufficiente a giustificare ulteriori trattamenti. In linea generale le opzioni chirurgiche comprendono: la pulizia articolare per via artroscopica (debridement), il release della contrattura capsulare con pulizia articolare per via artroscopica, artroplastica per interposizione, artroprotesi di spalla (che rappresenta la migliore opzione di trattamento chirurgico nelle forme avanzate). L’utilizzo di una emiartroprotesi nel trattamento dell’omartrosi, rispetto alla protesi totale, è controverso, trovando indicazione in presenza di lesioni non riparabili della cuffia dei rotatori con migrazione verso l’alto della testa omerale. Per la maggior parte dei pazienti con omartrosi, le procedure di scelta sono quelle della protesi totale inversa quando vi è compromissione della cuffia dei rotatori e della protesi totale anatomica, purché vi siano lesioni riparabili della cuffia dei rotatori o intatta e una struttura ossea adeguata per il posizionamento delle componenti protesiche.
L’intervento
Il paziente non deve assolutamente né mangiare né bere 6 ore prima dell’intervento. Le opzioni anestesiologiche per l’intervento di artroprotesi di spalla includono l’anestesia generale, quella regionale (bocco brachiale) e tecniche di anestesia generale e regionale combinate.
L’intervento di protesi di spalla dura circa 1,5 ore. L’incisione cutanea è obliqua, anteriore alla spalla in corrispondenza del solco tra il muscolo deltoide e gran pettorale. La cuffia dei rotatori viene ispezionata e se risulta lesionata a tutto spessore bisogna verificare la possibilità di una riparazione. L’estremità dell’omero e la superficie glenoidea grazie all’impiego di uno strumentario dedicato, sono preparati in modo minuzioso per ricevere l’impianto protetico scelto.
Dopo l’intervento
L’analgesia ossia il controllo dei dolori in fase post-operatoria è importante per il benessere del paziente.
Il grado di mobilità corretto per la riabilitazione viene valutato in sala operatoria dopo la chiusura dei piani muscolari. Una mobilizzazione passiva entro questi limiti deve iniziare già al mattino seguente l’intervento chirurgico. Il paziente verrà incoraggiato ad utilizzare il braccio come aiuto durante le attività quotidiane entro la prima, seconda settimana post-operatoria. Graduali esercizi di rinforzo muscolare sono aggiunti approssimativamente 4-6 settimane dopo l’intervento.